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lunedì 12 novembre 2018

Della libertà delle donne sarmate

Nel IV libro delle sue Storie, Erodoto narra la leggenda che spiegava la rinomata indipendenza e attitudine guerriera delle donne dei Sarmati, una popolazione iranica stanziata nell'attuale Russia. 


"Dei Sauromati si racconta ciò che segue. Quando gli Elleni combatterono contro le Amazzoni (gli Sciti chiamano Oiorpata le Amazzoni, nome che significa in lingua ellenica Ucciditrici di Maschi: perché con oior intendono l'uomo, e con pata uccidere), si dice che allora gli Elleni, vincitori nella battaglia sul Termodonte, abbiano salpato conducendo su tre navi quante Amazzoni avevano potuto prendere prigioniere. Ma in alto mare quelle li assalirono e li gettarono fuori bordo. Senonché non avevano pratica di navi, e ignoravano l'uso del timone, delle vele e dei remi. E quando ebbero gettato gli uomini fuori bordo furono in balia dell'onda e del vento; finché giunsero presso i Cremni, nel Lago Meotico [l'attuale Mar d'Azov]. Abitano i Cremni nella regione degli Sciti liberi. Le Amazzoni sbarcarono in quel punto e si diressero verso l'abitato. Portarono via la prima mandria di cavalli in cui s'imbatterono, cavalcando su di essi, e saccheggiarono gli averi degli Sciti. I quali, non conoscendone né l'idioma, né il modo di vestire, né la stirpe, rimasero imbarazzati, e si chiedevano stupiti donde venissero. Le credevano uomini nella prima giovinezza. E naturalmente ingaggiarono un combattimento. Ma dopo la battaglia si impadronirono dei caduti e si accorsero che erano donne. Tennero consiglio, e decisero di non ucciderle per nessuna ragione, ma di calcolarne il numero e di mandare i più giovani, i quali dovevano accamparsi vicino ad esse, e fare ciò che quelle facessero; e se li inseguivano non combattere, ma evitarle fuggendo, e quando avessero smesso tornare ad accamparsi lì vicino. Presero questa decisione perché volevano averne figli.

I giovanetti inviati eseguirono il piano stabilito. E quando le Amazzoni si accorsero che non erano affatto venuti con intenzioni ostili li lasciarono stare. Di giorno in giorno i due accampamenti si avvicinavano di più. I giovanetti, come le Amazzoni, non disponevano di alcun'altra cosa che delle armi e dei cavalli, e vivevano la stessa vita di quelle, cacciando e predando. Sul mezzogiorno le Amazzoni avevano l'abitudine di sparpagliarsi [...]  un giovane si unì ad un'Amazzone rimasta sola, la quale non lo respinse e lo lasciò fare. E parlare non sapeva, perché non si comprendevano, ma gli fece intendere a gesti che venisse il giorno dopo nel medesimo luogo conducendo un altro - gli fece segno che dovevano essere in due -, ed ella avrebbe condotto un'altra. Il giovane se ne andò e riferì l'invito ai compagni. [...] Finché unirono gli accampamenti e abitarono insieme, tenendosi ognuno quella donna alla quale si era da principio congiunto. Gli uomini non riuscirono a imparare la lingua delle donne, ma queste compresero quella degli uomini. Giunsero a comprendersi, e gli uomini tennero alle Amazzoni questo discorso:«Noi abbiamo genitori, abbiamo averi; non conduciamo quindi più oltre questa vita, viviamo riuniti col nostro popolo. E per donne terremo voi, non altre». Ma a questo discorso risposero le Amazzoni: «Noi non potremmo abitare con le vostre donne. Abbiamo abitudini diverse. Noi tiriamo con l'arco, il giavellotto, andiamo a cavallo. Non abbiamo imparato i lavori femminili. Le vostre donne invece non fanno nulla di ciò che noi facciamo; attendono alle opere femminili aspettando sui carri, e non vanno a caccia né in alcun altro posto. Sicché non potremmo trovarci bene con loro. Ma se volete tenerci come donne vostre, e aver fama di correttezza andate dai vostri genitori, prendete la vostra parte di averi, e quando sarete tornati abiteremo, voi e noi, per conto nostro».

Ascoltarono i giovani ed eseguirono questo consiglio.  Ottennero la parte degli averi che spettava loro e tornarono dalle loro Amazzoni. Ma queste: «Noi», dissero, «non siamo affatto tranquille ad abitare in questa contrada, dopo avervi privati dei vostri padri e aver recato gravi danni alla vostra terra. Giacché volete tenerci come vostre donne, seguiteci nella nostra idea. Togliamoci senz'altro da questa contrada e abitiamo al di là del fiume Tanai» [il fiume Don].

Varcarono il Tanai, e percorsero, a partire da esso, tre giorni di strada verso oriente, e altri tre giorni dal Lago Meotico verso il vento Borea [ossia verso Nord]. Giunsero nella regione nella quale abitano adesso, e vi si stabilirono. Da allora le donne dei Sauromati conducono la loro vita antica; vanno a caccia a cavallo sia insieme con gli uomini che senza di loro; vanno in guerra; e indossano lo stesso vestito degli uomini. 

E i Sauromati parlano la stessa lingua scitica storpiandola da tempo antico, perché le Amazzoni non l'impararono bene. Quanto al matrimonio hanno quest'uso: nessuna fanciulla si sposa prima di aver ucciso un nemico; anzi alcune, che non riescono ad adempiere l'obbligo, muoiono vecchie senza essersi sposate."


Erodoto, Storie (IV, 110-117).



Articolo dalla pagina Facebook “Mímameiðr”, pubblicato previa permesso 

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