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venerdì 23 novembre 2018

L’uomo di Neanderthal, antico abitante d’Eurasia parte prima

Di questo nostro antenato è stato scritto moltissimo, spesso a sproposito. 

Dipinto come una sorta di “cugino scimmiesco” della nostra specie durante il tardo ottocento si è poi rivelato, alla luce delle scoperte archeologiche, assai più sorprendente di quanto in origine ipotizzato. 

Ma quando ha vissuto, e come, questo nostro antenato? Quali sono state le cause della sua scomparsa? In questo scritto cercherò di rispondere a questi interrogativi e a far luce su questo nostro progenitore.

Le prime tracce dei Neanderthal si perdono nella notte dei tempi, risalgono infatti a circa 300000 *trecentomila* anni fa nella sua forma più arcaica e arrivano fino a circa 28000 anni, periodo durante il quale assistiamo alla sua, relativamente repentina, “scomparsa”. 


Smontiamo subito uno stereotipo ottocentesco duro a morire: l’uomo di Neanderthal non aveva un aspetto “scimmiesco”, non più del suo coevo uomo sapiens per lo meno, presentava anzi alcuni tratti che poi diventeranno tipici degli europidi quali una carnagione chiara e la presenza di occhi e capelli chiari. 

E smontiamone anche un altro: a differenza di quanto comunemente si dice il Neanderthal era perfettamente in grado di comunicare, senza dover ricorrere a grugniti, il ritrovamento di una mandibola con ancora presente l’osso ioide presso la grotta di Kebara ha infatti smontato la tesi che voleva l’uomo di Neanderthal incapace di comunicare efficacemente. Questo ossicino, presente tuttora nell’uomo “moderno”, permette di modulare efficacemente la voce in modo da poter formare delle parole, il fatto che anche questo nostro antenato lo possedesse ci fornisce un elemento assai prezioso per valutarne le capacità comunicative e di trasmissione del sapere, come vedremo più avanti.

 

Passiamo ora all’alimentazione.

La sua dieta era piuttosto varia e presentava importanti differenze da luogo a luogo anche se, in linea generale, è evidente che la carne vi occupasse un post di primo piano (in taluni casi fino al 90% circa delle calorie ingerite). 

Del resto il Neanderthal, anche grazie alla sua struttura fisica poderosa, era un cacciatore abilissimo come provano diversi ritrovamenti archeologici, il più famoso dei quali, è stato effettuato a Lehringen, in Germania e risale a circa 130000 *centotrentamila* anni fa: un enorme elefante delle foreste è stato trovato con una lunga lancia di tasso fra le costole, dalla posizione traspare che il cacciatore si trovava davanti all’animale al momento dell’uccisione il che denota non solo che questi doveva possedere una forza decisamente fuori dal comune ma anche una certa dose di coraggio calcolando che questo tipo di Elefante, ora estinto, era alto quasi quattro metri e mezzo, ben più del suo attuale “cugino” africano. 

Da notare che la caccia a questo tipo di animale richiedeva una notevole coordinazione fra i vari componenti della squadra di caccia, da ciò è quindi possibile dedurre che già in questa fase il Neanderthal doveva possedere capacità comunicative di buon livello in grado di spiegare, e tramandare, tecniche e comportamenti piuttosto complessi.


Questo genere di caccia a grossi animal è infatti una costante dell’uomo di Neanderthal, ad ogni latitudine, orsi delle caverne (anche in questo caso va specificato quanto questo fossero generalmente più grandi di circa un terzo rispetto agli attuali, già poderosi, orsi bruni), ippopotami e rinoceronti erano, insieme al già citato elefante delle foreste e all’arcinoto mammut, le prede predilette.

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