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martedì 20 novembre 2018

In difesa del tribalismo

Le vie di Wodanaz, come ormai molti di voi avranno imparato a capire, è un progetto complesso, nato dalla volontà di informare sugli antichi culti, sul tribalismo e sulla preservazione della nostra terra di mezzo e di agire concretamente per queste cause.


Nel perenne scontro fra le tribù e la civitas ci ritroverete sempre alla barricata delle prime, senza eccezione alcuna. 


Fra i marmi di Roma e la paglia delle tribù germaniche sceglieremo sempre la seconda, lo stesso discorso viene applicato ad ogni conflitto, recente o meno recente, che vede il confronto fra queste due inconciliabili visioni dell’esistenza. 

L’ambito tribalista, come tutti gli ambiti mediamente complessi, non è certo un monolite, lo stesso “tribalismo” è un termine ombrello che spesso racchiude movimenti molto diversi e altrettanto spesso viene adoperato a sproposito da suprematisti, nazionalisti, modernisti e hippiedelcazzo vari.

Capita spesso di incontrare tizi che all’apparenza sembrano condividere la nostra battaglia, si dicono tribalisti, sono tutto un Carlo Magno boia, Normanni maledetti e compagnia briscola ma poi, ehi, che belli gli inglesi che massacrano gli Zulu vero? Grande vittoria di conquistatori bianchi su poveri neri, bisogna festeggiare! No, non era imperialismo, era civiltà®, lo facevano per loro. 

Questa gente la spedirei a cagare sui rovi, detto senza mezzi termini.

L’Impero britannico non era diverso da quello romano, lagnarsi quando è la propria tribù ad essere schiacciata e gioire quando lo stesso piedone ne schiaccia un’altra non dico sia da stronzi ma proprio da volponi non è.


Sono ben consapevole che questo è in tutta probabilità il più “politico” fra gli articoli pubblicati su questo blog, e sono perfettamente consapevole che questo potrà provocare qualche polemica ma questo progetto non è nato per essere diplomatico o per titillare dolcemente i delicati capezzoli dell’autoconvinzione del “pagano medio”. 

Il nostro movimento è sempre stato ben più che critico verso la civitas in ogni sua forma, non ci interessa apparire diplomatici o corteggiare le pur numerose schiere di coloro che seguono una religione civica e ancor meno desideriamo fare proselitismo di massa fra coloro che si donerebbero anima e culo al primo pirla che parla di rifondare l’impero romano. 


Siamo uomini liberi e vogliamo rimanere tali, la nostra linea è quella di sempre: tribale, rurale e locale, a tutela di tutte le specificità, offriamo e richiediamo franchezza, nulla di più e nulla di meno.

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