Cerca nel blog

mercoledì 7 novembre 2018

Dziady, la festa dei morti - Parte II

Etimologia

La parola dziady (pronuncia giàde) ha molteplici significati, Piotr Grochowski ne segnala addirittura cinquantasette. Il primo e il più importante è quello di “i Vecchi”, nel senso degli Antenati. “Moje dziady i pradziady” vuol dire letteralmente “i miei nonni e bisnonni” e indica la linea ascendente della propria genealogia. Per indicare propriamente i nonni, si usa piuttosto il diminutivo “dziadki”. La parola dziady ha un significato spostato rispetto a nonni, più profondo ed epico, perché indica gli antenati morti, gli avi.

Ma dziad, oltre che “vecchio”, significa anche “pezzente”, “mendicante”. Nella civiltà contadina polacca si riteneva che spesso i propri antenati venissero a bussare alla porta di casa sotto forma di sconosciuti questuanti, e che pertanto bisognasse trattare i mendicanti con dignità e rispetto. Si riteneva che i mendicanti avessero contatti privilegiati con l’Aldilà, forse per il loro essere costantemente esposti al rischio di morte per inedia o freddo. Inoltre i mendicanti, viaggiando da un luogo all’altro, avevano una natura erratica omologa a quella degli spiriti.

Oltre a ciò, secondo Poniatowski, la parola dziady poteva indicare anche una serie di creature soprannaturali. Altre accezioni della parola possono designare l’ultima fascina di grano del raccolto. Ma in qualche modo tutto ciò ha a che fare con l’idea della morte.

Fonti:
- http://www.kainowska.com

Articolo in collaborazione con la pagina Facebook “Slavic Polytheism and Folklore notes”

Nessun commento:

Posta un commento