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domenica 7 ottobre 2018

Gli scongiuri nella tradizione germanica, parte II

Tradizione germanica e tradizione vedica

Una testimonianza dell’esistenza di una tradizione pregnante relativa ad Odino medico guaritore è il celebre Secondo Incantesimo di Merseburgo, del secolo X.
Segue il testo con annessa traduzione:

"Phol ende uuodan
uuorun zi holza.
du uuart demo balderes uolon
sin uuoz birenkit.
thu biguol en Sinhtgunt,
sunna era suister;
thu biguol en friia,
uolla era suister;
thu biguol en uuodan,
so he uuola conda:
sose benrenki,
sose bluotrenki,
sose lidirenki:
ben zi bena,
bluot zi bluoda,
lid zi geliden,
sose gelimida sin."

"Phol e Wōtan cavalcavano verso il bosco.
Allora al puledro di Balder
si distorse un piede.
Allora gli parlò Sinhtgunt,
e Sunna sua sorella.
Allora gli parlò Frija,
e Volla sua sorella.
Allora gli parlò Wōtan,
come lui sapeva ben fare
per strappi alle ossa,
per strappi sanguinanti,
per strappi di membra:
'Osso a osso,
sangue a sangue,
membro a membro,
così tornino uniti'."

L’incantesimo riassume verosimilmente un racconto leggendario di cui non si conoscono altre versioni con gli stessi protagonisti.
Il viaggio degli Dèi nel bosco potrebbe essere confrontabile alla processione degli Asi verso il frassino sacro Yggdrasil narrata nell’Edda di Snorri; l’elenco delle divinità fornito dall’autore islandese comprende Odino (i.e. Wotan), Freyja (i.e. Frija), Fulla (i.e. Volla) e Balder. Il nome Phol, non attestato altrove, potrebbe essere intepretato come una trascrizione scorretta di Thor, celebre membro degli Asi che si incontra regolarmente associato a Odino in molteplici contesti ed è pure presente nella lista di Snorri.

Il problema posto dalla sopravvivenza nel lungo periodo di questa particolare formula è certamente intrigante, e non solo per la possibilità offerta dalle fonti medievali e moderne di seguirne parte del percorso di trasformazione e adattamento a nuovi contesti. Una formula terapeutica che ricorda da vicino il Secondo incantesimo di Merseburgo compare infatti, come è stato da tempo notato, nientemeno che nell’indiano 'Atharva Veda'. Questo testo, la cui composizione viene datata intorno all’800 a.C., include un canto che invoca un’erba da utilizzare nella cura di un arto fratturato. I due nomi dell’erba evocati nello scongiuro, Arundhati e Rohani, rimandano entrambi a una radice verbale che significa "crescere".
Segue il testo della stessa:

"Rohani, tu fai crescere, crescere l’osso spezzato. Fallo ricrescere, o Arundhati! Quello che di te [il paziente] è ferito, ciò che è spezzato, in frantumi, possa il creatore guarirlo, rimetterlo insieme articolazione per articolazione. Possa il midollo riunirsi al midollo, il tendine al tendine. La parte della tua carne che è stata separata dal resto possa ricrescere intorno alle tue ossa! Midollo su midollo siano rimessi insieme, cute su cute ricresca. Il tuo sangue torni a scorrere intorno all’osso; la carne con la carne si saldi. I capelli ai capelli siano riuniti; la pelle aderisca alla pelle. Il tuo sangue torni a scorrere intorno all’osso. Ricomponi ciò che è spezzato, o erba!"

Come è noto, per la collocazione temporale delle origini indoeuropee sono state formulate le più svariate ipotesi. Le teorie più note sono tre: quella che, semplificando, potremmo chiamare dell’invasione in epoca relativamente recente di orde guerriere dalle steppe eurasiatiche; quella dell’espansione degli agricoltori neolitici dal Vicino Oriente; e quella della continuità paleolitica, che sostiene che il popolamento da parte dei gruppi indoeuropei delle aree occupate in epoca storica ha coinciso con la migrazione di homo sapiens sapiens in quelle stesse regioni nel corso del paleolitico.

Lo scongiuro di Merseburgo e il corrispondente inno vedico si spiegano solo alla luce dell’ultima delle citate teorie. Ne consegue che l’ipotetico minimo comune denominatore tra i due testi deve collocarsi in un tempo estremamente lontano della preistoria, molto probabilmente anteriore ai 15.000 – senza escludere una profondità cronologica ancora maggiore.
Il contenuto dell’incantesimo, che racconta in realtà un atto prodigioso, appartiene al repertorio dei Signori degli animali. Con tale definizione si usa indicare quegli esseri soprannaturali, sia maschili sia femminili, che, nelle culture dei cacciatori, regolavano il rinnovo delle scorte di selvaggina.

Fonti:
- Dal mito allo scongiuro, Paolo Galloni

Orlando, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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