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domenica 7 ottobre 2018

Sull'educazione

In quest'epoca di eguaglianza forzata e alfabetizzazione imposta questo nostro discorso apparirà a molti di voi come eretico, ne siamo perfettamente consapevoli, tuttavia rimaniamo convinti della sua bontà di fondo e desideriamo quindi portarlo avanti.
L’idea di un'alfabetizzazione universale è nata per motivazioni ideologiche a seguito della riforma protestante ed evolutasi di pari passo con il sorgere della società dei consumi.
Il principio cardine di questa ideologia è fondamentalmente semplice: tutti necessitano di educazione e tutti, a loro modo, hanno bisogno di essere educati, alfabetizzati, integrati ed in definitiva assimilati come ingranaggi dal grande Moloch che chiamiamo Civiltà.

Come tribalisti e come sostenitori delle identità e specificità locali noi sosteniamo un modello completamente opposto, basato sull’educazione domestica, sulla sperimentazione in prima persona della vita rurale e agraria garantendo, al contempo, il diritto all’infanzia e al gioco, strumento importantissimo per l’apprendimento.
La scrittura e la lettura siano riservate solo a coloro che davvero vi sono interessati, è inutile e dannoso limitare e rinchiudere l’esuberanza della giovinezza di molti per insegnare nozioni prive di una reale utilità per la maggioranza di coloro ai quale vengono inculcate.
La nostra educazione deve essere quindi orale, basata sul racconto e sulla trasmissione delle tradizioni, e deve essere pratica, il bambino e l’adolescente devono poter sperimentare in prima persona il mondo intorno a sé, acquisire sicurezza in sé stessi e crescere, ognuno secondo le proprie inclinazioni, sani, forti e coraggiosi, di quel coraggio che solo la pratica e la messa alla prova del sé possono donare.
Verrà quindi restituita importanza al carisma, al dominio di sé e allo sviluppo di una sana fisicità che porti anche ad una naturale rivalità giocosa, in opposizione ad un sistema educativo che spesso rende gli adolescenti deboli, insicuri ed inadatti allo scontro con la vita post accademica.

Quanti fra noi negli anni della nostra gioventù hanno passato tempo immemorabile ad imparare a memoria una miriade di nozioni appartenenti ai campi più variegati dello scibile e quanti sono riusciti ad afferrarne la vera essenza ed ad assimilarle nella loro completezza?
Pochi.

Quante di queste sono servite a raggiungere uno scopo ulteriore oltre a quello di ottenere un buon voto e dare prova dell'avvenuta memorizzazione di concetti?
Poche.

Non vogliamo certo creare una massa di ignoranti refrattari all'apprendimento; ricordiamo che fu lo stesso Godan a sacrificare il suo occhio per poter ottenere infinita conoscenza. 
Vogliamo soltanto restituire la dovuta importanza a quegli altri aspetti della conoscenza non scritta che ricoprirono un ruolo primario ed importante nello sviluppo societario. La saggezza popolare dei nostri avi più prossimi, dei nostri nonni e dei nostri bisnonni va lentamente a perdersi nelle nebbie od al più a riempire qualche ricerca antropologica di un qualche accademico; essa viene così privata della sua utilità reale.
Il restituire l’infanzia e l’adolescenza ai nostri giovani permettendo loro di imparare tramite il contatto con l’ambiente naturale, l’esplorazione ed il racconto è il nostro fine ultimo.

Vi è più sapienza in un mito raccontato innanzi ad un fuoco che in qualsivoglia scritto della letteratura ché mentre il primo è dinamismo del linguaggio, il secondo è prigioniero eterno della sua forma immutabile.

Note:
- Questo articolo nasce come provocazione ma rappresenta in tutto e per tutto il pensiero dell’autore e la linea del movimento “Le vie di Wodanaz”

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