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mercoledì 10 ottobre 2018

Veleš, parte I

Veleš (in cirillico: Велес), è il Dio associato ai Draghi, al bestiame, alla magia, ai musicisti, allo smercio, alla frode alle ricchezze e all'inganno, oltre ad essere una guida per le anime dei defunti.
Inoltre il Dio punisce con delle malattie coloro che rompono dei giuramenti.

Veleš è rappresentato in vari modi. Può essere un serpente arrotolato attorno alle radici dell'Albero del Mondo, oppure viene rappresentato come un uomo possente o come un uomo con le corna, in quanto era figlio di due vacche ed era il Dio del bestiame, appare anche come un vecchio con capelli e barba bianca e con un bastone da pastore. Alcuni lo considerano un Dio cornuto e talvolta viene rappresentato come un orso, secondo gli Slavi l’orso rappresentava il re della foresta che si occupava degli animali, dei frutti selvatici e della foresta stessa.

Domina il Regno dei morti. L'Oltretomba non era un luogo spiacevole o di dolore, ma nelle storie popolari viene descritto come un mondo verde ed umido, dove dimoravano fantastiche creature e dove le anime dei defunti vegliavano sulle mandrie di Veleš. Il Dio manda anche gli spiriti dei morti nel mondo dei vivi come messaggeri. A questo proposito gli slavi tenevano delle feste, le Velja Noc, convinti che in alcuni periodi dell'anno i confini tra i mondi dei vivi e dei morti si assottigliassero. Durante queste feste i giovani dei villaggi, chiamati Koledari o Vucari, si vestivano con lunghi cappotti di lana di pecora e indossavano maschere grottesche girovagando per i villaggi e cantando delle canzoni nelle quali dicevano di aver viaggiato a lungo e di essere tutti bagnati, un chiaro riferimento al Regno umido di Veleš. I padroni delle varie case dovevano dar loro dei doni che venivano poi portati al Dio, il che lo rendeva simile ad un drago accumula tesori. Come si può evincere dal Manoscritto Nestoriano i doni assicuravano buona sorte per quella famiglia, mentre chi incolleriva il Dio avrebbe attirato su di se sciagure e malattie.

Veleš era il Dio della magia e secondo alcuni resoconti popolari l'espressione "Cmu vunu presti" , ovvero tessere la lana nera, e’ un allusione alle arti magiche. In lacune canzoni i Koledari cantavano di tessere della lana nera. È il protettore del bestiame e dell'agricoltura e la prima spiga di grano veniva tagliata e legata ad un amuleto per ottenere protezione dagli spiriti maligni. Questo gesto veniva detto "legare la barba a Veles". Quest'ultimo modo di dire è molto simile ad alcuni modi di dire degli slavi meridionali, ad esempio: šaka brade (per un pugno di barba) oppure "primiti boga za bradu" (afferrare un Dio per la sua barba). Tali affermazioni alludono ad una fortuna spropositata.

In collaborazione con la pagina FB Slavic Polytheism and Folklore notes

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