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sabato 20 ottobre 2018

Il culto della quercia nei popoli indoeuropei -Seconda parte

Passando dall'Europa meridionale a quella centrale troviamo ancora il gran dio della quercia e del fulmine tra i barbari Ariani, che abitavano nelle vaste foreste primigenie. Tra i Celti della Gallia, i Druidi nulla consideravano così sacro come il vischio e la quercia su cui cresceva; sceglievano boschi di quercia per farvi i loro riti solenni e non ne facevano alcuno senza foglie di quercia.

"I Celti - narra un autore greco - adorano Zeus ed il simulacro di Zeus è un'alta quercia" 

I conquistatori celti che si stabilirono in Asia nel secolo III a.C. portarono con loro il culto della quercia nelle loro nuove terre; nel cuore dell'Asia Minore il Senato galato era solito riunirsi in un luogo che portava un nome di chiara derivazione celtica, 'Drynemetum' (i.e. "querceto sacro" o "tempio della quercia"). 
Stando al parere di molti filologi, lo stesso termine 'druidi' sembrerebbe voler significare "uomini della quercia".

Nella religione degli antichi Germani l'adorazione dei sacri boschi aveva un ruolo di primaria importanza.
Secondo il Grimm il più sacro degli alberi era la quercia; sembra che fosse dedicata specialmente al dio del fulmine (i.e Donar o Thunor), l'equivalente del norvegese Thor. 
La quercia sacra vicino a Geismar (i.e. Assia) che venne abbattuta dal monaco evangelizzatore Bonifacio nel secolo VIII, era nota tra i pagani come 'robur Jovis' (i.e. "quercia di Giove") che in antico germanico suonebbe come 'Donares Eih' (i.e. "quercia di Donar"). 
Il fatto che il teutonico dio del fulmine - Donar, Thunor o Thor che dir si voglia - venisse dai più identificato con l'italico dio del fulmine (i.e. Giove), traspare anche dal termine inglese 'Thursday' (i.e. "giorno di Thunor") che non è altro che la traslitterazione del latino 'dies Jovis' che nell'italiano corrente ha dato vita al termine 'Giovedì'.

Così, tra gli antichi Teutoni, come pure tra i Greci e gli Italici, il dio della quercia coincideva con il dio del fulmine. Per di più era considerato come la grande forza fecondatrice che manda la pioggia e fa portare i frutti alla terra; Adam Bremensis ci dice che "Thor presiede all'aria; è lui che governa il tuono e il lampo, il vento e la pioggia, il bel tempo e i raccolti"; anche sotto questo aspetto il dio teutonico del fulmine somiglia ai suoi corrispondenti del sud, Zeus e Giove.

Orlando, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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