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martedì 11 dicembre 2018

Aldilà

L’aldilà nella mitologia scandinava presenta una ripartizione legata ad un criterio geografico-funzionale; vi sono due macroregioni nelle quali confluiscono i defunti dividendosi in base al modus moriendi (i.e. “tipologia della morte”).

In Ásgarðr (i.e. “terra degli Asi", ossia degli Dèi e quindi slegata dal mondo dove noi risiediamo che è detto Miðgarðr) vi sono due luoghi dove i caduti in battaglia dimorano in attesa del Ragnarök e sono la 'Valhalla' (i.e. “sala dei caduti”) di Óðinn ed il 'Fólkvangr' (i.e. “campo delle genti/eserciti”) di Freyja. Freyja è solita scegliere per sé la metà dei caduti sul campo di battaglia, i restanti vanno ad Óðinn.
Nel Ragnarök gli Æsir avranno bisogno di individui che si sono distinti in battaglia per la difesa di Ásgarđr ed è per questo che nella Valhalla e nel Fólkvangr vi giungono solo coloro che sono morti con onore marziale, ossia l'onore che solo le armi e la guerra possono conferire.


Per quanto riguarda coloro che non muoiono sul campo di battaglia vi sono le sale di Gimlé site nella parte meridionale del Víðbláinn (i.e. “cielo remoto”, terzo cielo della cosmologia scandinava dove dimorano i Ljósálfar ossia gli elfi chiari) citate nella 'Völuspa' (i.e. “profezia della veggente”, Edda, sopravvissute al Ragnarök le sale di Gimlé diverranno residenza escatologica dei giusti di tutti i tempi) e l'Helheimr (i.e. “regno di Hel”).

Nell'Helheimr i giusti ed i rei di delitti infamanti sono divisi dalla stessa Hel la cui parte di volto non tumefatto è rivolta verso i giusti mentre l'altra verso i rei di delitti commessi in aperta opposizione alla legge degli Dèi; i defunti vengono accolti nel ‘Gnipahellir' (i.e. “recesso di Gnipa”, anfratto che conduce all’Helheimr) dal lupo Garmr la cui pelliccia è rossa di sangue; superato questo terribile guardiano i defunti seguono il corso del ‘Gjöll’ (i.e. “Ululante”, fiume sotterraneo sulle cui acque corrono lame) per giungere al Gjallarbrú (i.e. “ponte sul Gjöll”, ponte dorato che sovrasta il precedente fiume) presidiato dalla fanciulla di nome Móðguðr (i.e. “furia guerriera”) in quanto porta dinanzi all’Helgrind (i.e. “cancello di Hel”).

L’Helheimr viene erroneamente descritto come un luogo freddo ed inospitale; questo errore frequente è legato al fatto che spesso l’Helheimr viene confuso con il regno che lo contiene, il ‘Niflheimr’ (i.e. “terra delle nebbie/gelo”, ultimo dei nove mondi). Così recita un passo del ‘Vafþrúðnismál’ (i.e. “Il Discorso di Vafþrúðnir”, Edda Poetica):

“[…] nío kom ek heima fyr Níflhel neðan, hinig deyja ór heljo halir.”

“[…] giunsi nei nove mondi fino al Niflhel in basso, presso Hel, dove vanno i morti.”

C’è da dire che i luoghi dove dimorano i rei non sono per nulla confortevoli; vi è persino una sorta di spiaggia chiamata ‘Nástrǫnd’ (i.e. “lido dei cadaveri”) dove vengono raccolti gli omicidi i quali vengono divorati dal maligno serpe ‘Níðhöggr’ (i.e. “colui che sferza con malizia”).
Per quanto concerne la sala dove risiede Hel, con pareti e tetto di serpenti intricati che grondano stille di veleno, c'è da dire che non è propriamente un bel posto.
La sezione dove sono accolti i giusti è invece più accogliente, non è certo la Valhalla ma alla fin fine non è così male; ricordiamo che nell'Helheimr vi dimora Baldr il valoroso, figlio di Óðinn.

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