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domenica 2 dicembre 2018

Teodorico, parte III

Nel 494 la conquista gotica della penisola italiana era oramai consolidata ma dei 250.000 uomini con cui Teodorico valicò le Alpi Giulie non ne restavano più di 200.000. Per via delle enormi differenze culturali e religiose la convivenza fra gli ostrogoti e gli autoctoni si paventava tutt’altro che semplice; già nell’epoca tardo imperiale gli stessi governanti romani facevano fatica a venire a patti con la popolazione.

Negli anni di poco successivi al 494 venne approvato un ‘istitutum’ legislativo dai caratteri tipicamente germanici che permetteva ai contadini vittima di schiavismo di uccidere il proprietario terriero come atto di legittima difesa; numerosi furono i casi ingiusti di assassinii nei confronti dei proprietari latini che una volta deceduti perdevano i loro terreni che andavano a finire nelle mani di goti o di loschi figuri che si erano resi “complici” del malfatto.
Crisi e carestie successive non favorirono la distensione fra occupati ed occupanti accrescendone di molto il malumore; solo un sovrano di un certo livello avrebbe potuto adempire al compito che il fato gli aveva assegnato senza incorrere nel rischio di una guerra civile.


Teodorico non cambiò l’amministrazione statale romana né il sistema di gestione della burocrazia.
- La penisola rimase divisa in diciassette province sotto l’occhio attento altrettanti presidi che dipendevano dal Prefetto del pretorio che risiedeva a Ravenna, capitale del regno, il quale faceva rapporto direttamente al re.
- Le province di frontiera vennero affidate a generali goti che si erano distinti durante la guerra, i quali assunsero il titolo di ‘comites’ (i.e. “conti”). I loro compiti non erano solamente militari ma anche civili e giudiziari.

- Il senato subì una drastica riduzione di personale ed venne posto, come gli stessi funzionari della città di Roma, sotto il controllo del prefetto dell’Urbe che era solito dirigere l’amministrazione e la giustizia nella città.
- La figura del capo dell’esercito andò a coincidere con la figura del sovrano e gote divennero le sue guardie del corpo come pure gli alti funzionari militari.


A guerra finita i militi ostrogoti ottennero dei campi da coltivare; si allontanarono così sempre di più dalla vita nomadica sino a divenire agricoltori come i legionari romani di un tempo.
Ciò dipese dalla riforma del Prefetto del pretorio Felice Liberio che all’epoca ricopriva il ruolo di Ministro delle Finanze; la riforma inizialmente assegnò un terzo delle terre confiscate ai soldati di Odoacre ai goti, successivamente nel computo delle terre rientrarono anche quelle dei privati romani.

Questi cambiamenti radicali accrebbero la diffidenza fra i due popoli; da una parte vi erano i vincitori che reclamavano la terra conquistata e dall’altra i vinti, personificazione vivente dell’epoca passata e di quell’idea di Impero di cui sia i barbari che i latini volevano farsi continuatori.

3 commenti:

  1. Lasciare che tutto cambi affinché nulla possa e debba cambiare? Se si trae insegnamento dalla storia allora in Italia ed in Europa l'autonomia ed il federalismo dovranno essere ben concertate ed attuate al di la' delle condizioni geografiche, personali e delle convenienze economiche nei singoli territori!

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    1. Non siamo federalisti, siamo tribalisti, che è ben diverso

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    2. Siete semmai cosplayer e larper e quanto di più distante dal vero tribalismo possa esistere.

      Siete dei cuck asserviti allo status quo post 68

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