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sabato 14 luglio 2018

Alarico dei Balti, parte I

Alla morte di Flavio Teodosio avvenuta il 17 Gennaio del 395 l’impero romano era stato nuovamente diviso fra i suoi figli nelle due sezioni amministrative delineate da Diocleziano.
Flavio Arcadio divenne così imperatore della Pars Orientis mentre Flavio Onorio ottenne la Pars Occidentis ma essendo questi ancora minorenne la reggenza fu affidata al vandalo Stilicone affiancato da Elia Galla Placidia, sorellastra di Arcadio ed Onorio in quanto figlia di Galla e non di Flaccilla.
A differenza del fratello maggiore, Onorio fu ostaggio della sua inadeguatezza e della sua indecisione e proprio di quest’ultima approfittò il Senato stanco della politica troppo docile nei confronti dei germani sinora portata avanti da Stilicone nella Pars Occidentis.

Nel 396 la difesa dei confini della Pars Orientis dell’impero approntata da Arcadio fu messa a dura prova dagli attacchi degli Unni che nello stesso anno invasero la Tracia.
I Visigoti che si erano stanziati all’interno della Pars Orientis in seguito agli attacchi degli Unni del 376 e che nel mentre erano stati riconosciuti come fœderati (i.e. “alleati”) da Flavio Teodosio nel 382 si ribellarono contro Arcadio e lo accusarono d’incapacità approfittando dei suoi insuccessi militari con lo scopo malcelato di ottenere nuove concessioni da parte dei romani.
A capo di questa sollevazione vi era Alarico, un goto appartenente alla famiglia dei Balti (i.e. dal gotico balþa “audace”) acclamato re dai Visigoti tutti nel 395.
Il ricordo della tremenda sconfitta del 378 inflitta ai romani dai Visigoti nella piana di Adrianopoli e la morte dell’allora imperatore Flavio Giulio Valente era ancora vivo e pulsante. Fu per questo che Flavio Arcadio decise di opporsi alle schiere guidate da Alarico che intanto saccheggiavano le campagne intorno a Costantinopoli. I Visigoti si diressero poi contro la Grecia saccheggiandola.
Dopo aver firmato un trattato di pace con Costantinopoli nel 398 e dopo aver ricevuto la carica di magister militum per Illyricum, nel 401 Alarico si volse con le sue armate verso l’Italia di Onorio e Stilicone forse spinto dallo stesso Arcadio che da tempo voleva liberarsi dei riottosi Visigoti come pure del generale Stilicone, inviso alla Pars Orientis per via del forte ascendente che aveva su Flavio Onorio.

L’ostrogoto Radagasio decise di scendere dalla Rezia in Italia al fine di dare sostegno ai Visigoti.
Stilicone cercò di preparare al meglio le difese spostando la capitale della Pars Occidentis dalla città di Milano a Ravenna essendo quest’ultima più difendibile. Stilicone riuscì a sconfiggere Alarico per ben due volte, la prima il 6 Aprile 402 a Pollenzo e la seconda nel 406, ricorrendo alle legiones limitaneæ stanziate sul confine del Reno. Mai il generale vandalo compì errore più grave di questo.
Fra il 406 ed 407 le popolazioni barbare stanziate oltre il Reno che erano in stretti rapporti con i romani approfittarono di questa situazione ed oltrepassarono il limes facendolo collassare. Fu così che Franchi, Vandali ed Alani invasero la Gallia.
Gli eventi travolsero Stilicone che nel 408 fu accusato di incompetenza da parte del Senato, scontento del fatto che il generale fosse sceso a patti con i Visigoti dopo averli sconfitti concedendogli di occupare il Norico. Il generale fu per questo accusato di tradimento e con il tacito assenso di Onorio fu condannato a morte.
I patti fra Impero e Visigoti vennero meno con la morte di Stilicone; il nuovo primo ministro di Onorio, il magister officiorum Olimpio, in perfetto accordo con il Senato decise di agire con pugno di ferro contro i barbari.
In alcune città i legionari trucidarono le famiglie dei mercenari di stirpe germanica che riempivano le fila delle legioni romane. Questi si unirono all’esercito di Alarico istigandolo ad invadere l’Italia in modo da vendicare il massacro delle loro famiglie. Alarico cercò di nuovo la negoziazione con la corte imperiale ma Olimpio rifiutò ogni compromesso.
Alarico sentendosi tradito decise di scendere dal Norico nel 409 sino ad arrivare a assediare la stessa Roma nel 410.

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