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mercoledì 11 luglio 2018

Le Ossa e le Fiabe, parte II

Oltre alle due fiabe in precedenza citate vi sono molti altri scritti che presentano al loro interno ossa che assurgono alle più disparate funzioni narrative.
Basti pensare alla favola scritta da Esopo nel VI secolo a.C. che va sotto il nome de 'Il cane e l'osso' nella quale l'autore pone in guardia il lettore dai mali della cupidigia e dell'invidia tramite il narrare di un cane che sportosi lungo un fiume con in bocca un osso morse la sua immagine riflessa nelle acque con lo scopo di sottrarle l'osso perdendo così il proprio fra i flutti.

Altre opere degne di nota sono la fiaba dal titolo 'Vom Machandelbaum' (i.e. "Il ginepro") messa per iscritto dai fratelli Grimm - https://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/il_ginepro - il racconto che va sotto il nome di 'la Cantadora e la Loba' - https://narraredime.blogspot.it/2013/05/la-loba.html - ed infine l'antica fiaba cinese 'Ye Xian' la cui prima apparizione scritta risale al IX secolo d.C. e che presenta una straordinaria mole di elementi in comune con la fiaba di Cenerentola tanto da esserne considerata l'antesignana. La giovane fanciulla Ye Xian alla morte dei suoi due genitori divenne vittima delle angherie della sua matrigna e della di lei figlia; abilissima con l'oro, viveva in una grotta ed aveva i piedi più piccoli e graziosi del regno, segno inconfutabile di nobiltà nella società orientale. Otterrà l'onore e la fortuna che merita grazie alle ossa magiche di un pesce che era reincarnazione della madre.

Possiamo ritrovare gli stessi temi nella mitologia scandinava. Nell'Edda in prosa - più precisamente nel capitolo 44 della suddetta - Snorri Sturluson narra di come Thor (i.e. figlio di Odino e Jǫrð che è Dèa della terra) resuscitò i suoi capri ricomponendone lo scheletro:

"Durante la serata Þórr prese i suoi capri e li uccise entrambi, dopodiché vennero scuoiati e arrostiti nel calderone. Quando furono cotti, Þórr sedette a cena con i compagni e invitò a mangiare anche il fattore, sua moglie e i loro figli. Il figlio del fattore si chiamava Þjálfi, e la figlia Röskva. Quindi Þórr mise le pelli dei capri lontani dal fuoco e disse al fattore e ai suoi servi di gettare le ossa dei capri sulle pelli. Þjálfi, figlio del fattore, aveva un femore di uno dei capri che incise col suo coltello e lo ruppe per prenderne il midollo. Þórr rimase lì per la notte, ma quando giunse ótta, prima del giorno, si alzò, si vestì e prese il martello Mjöllnir, lo fece roteare e benedisse le pelli dei capri. I capri allora si alzarono, ma uno di essi era zoppo a una delle zampe posteriori. Þórr lo notò e disse che il fattore o un suo domestico non erano stati attenti con una delle ossa del capro. Se ne accorgeva poiché l'osso della coscia era rotto."

Figura affine a quella di Thor presente nella mitologia baltica è quella di Perkūnas che è Dio del Fuoco, dei Fulmini e della Guerra. Si ritiene possibile che egli assolvesse al compito di Dio della pioggia e della fertilità della terra.
Altra figura, appartenente questa volta alla mitologia slava, che presenta caratteristiche simili alla precedenti è Perun, marito di Mokoš. Secondo alcuni studiosi fra i quali spiccano Łowmiański e Borovskij quest'ultima sarebbe la Dea della pioggia e della tempesta, mentre secondo Jakobson e Gieysztor ella sarebbe una figura della Madre Terra.

Queste tre divinità sono adorate in luoghi diverse ma sostanzialmente sono determiate e definite dall'influenza di diversi personaggi quali Madre, Padre o Moglie etc. che ne delineano i tratti sostanziali per ricostruire la pratica sopra descritta inquadrandone perfettamente il “dominio di competenza” che è riconducibile alla "terra".

Orlando, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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