Noto anche come “Kannus” è considerato lo strumento per antonomasia dello sciamano, il mezzo tramite il quale egli esercita la propria arte e trae informazioni sugli eventi passati, presenti e futuri.
Quando gli adepti del Cristo bianco giunsero nelle terre dei Sami, circa tre o quattro secoli fa, attuarono immediatamente una sistematica repressione di tutto ciò che era espressione dell’antica fede, molti sciamani vennero perseguitati, torturati e uccisi e la luce dei tempi antichi si fece sempre più fioca, pur non giungendo mai, nemmeno in questi casi, ad estinguersi del tutto. Insieme agli sciamani, come è ovvio, vennero spesso bruciati i loro strumenti, per questo motivo, ad oggi, non restano in Europa che ottanta tamburi sciamanici dei tempi antichi, sparsi per i musei delle zone che hanno goduto di una presenza ugrofinnica.
A causa dell’opera di persecuzione di cui sopra ci è ben difficile interpretare interamente i simboli dipinti su questi potenti strumenti, le cronache dell’epoca della cristianizzazione danno infatti spesso notizie “cristianizzate” sul significato dei pittogrammi.
Ciò nonostante è anche grazie a questi reperti che è stato possibile per i nostri cugini ugrofinnici ricostruire parte di ciò che venne perduto.
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