Cerca nel blog

mercoledì 25 luglio 2018

I Cimbri ed i Sette Comuni

Stando a quanto raccontano fonti antiche quali ad esempio gli ‘Getica’ di Iordanes, l’altopiano dei Sette Comuni fu abitato sino al 101 a.C. da quella popolazione germanica proveniente dalla penisola dello Jutland (i.e. Danimarca) nota come Cimbri.
Questi ultimi, dopo essere stati sconfitti da Gaio Mario assieme con Quinto Lutazio Catulo nella battaglia dei Campi Raudii del 30 Luglio 101 a.C. nella quale caddero i loro re Boiorix e Lugius, scomparvero quasi totalmente dall’Italia del Nord per tornare nella loro penisola d’origine.
Alcuni gruppi sparuti di Cimbri si ritirarono sulle prealpi Venete nei pressi dell’odierna Vicenza mantenendo intatta la loro lingua.

In passato molti studiosi riconobbero erroneamente gli abitanti dei Sette Comuni come discendenti diretti delle sacche superstiti sopra descritte; fra questi vi era Anton Friedrich Busching che descrive così nella sua opera monumentale ‘Neue Erdbeschreibung’ (i.e. “Nuova Geografia”) la visita del re di Danimarca nel suddetto altopiano:

“Conservasi anche oggidì in questo Distretto l'antico Cimbrico linguaggio; o per meglio dire l'idioma Sassone moderno; ma con tanta perfezione che abboccatosi con alcuno di questi abitanti Federico IV Re di Danimarca, il quale trovandosi in Italia nel 1709 incredulo sì della loro origine, come del linguaggio, volle personalmente riconoscere la verità col visitare il Distretto, e protestò che nella sua Corte non si parlasse così forbitamente.”

In realtà gli abitanti dei Sette Comuni, anch’essi noti come Cimbri, discendono da gruppi di bavaresi ed austriaci che tra il 983 ed il 1122 si spostarono in quelle zone spinti da incentivi offertigli da vescovi di origine tedesca della diocesi di Vicenza, i quali diedero ai coloni l'autorizzazione a stanziarsi nel territorio dei Sette Comuni ed a renderlo coltivabile.
Fu il dialettologo tedesco Johann Andreas Schmeller a postulare in uno scritto del 1834 questa teoria; egli comprese che la parlata dei Cimbri fosse assimilabile al Medio Alto Tedesco.

Resta però nella toponomastica di quei luoghi un forte richiamo alla mitologia delle genti dello Jutland; basti pensare alla cima XII, la vetta più alta dell’altopiano, nota con il nome di ‘Ferrozzo’ od alla ‘Freyent-aal’ (i.e. “Val Frenzela”) località dedicate a Freyja od al ‘Ferac’ monte il cui nome origina da ‘Frea-ac’ (i.e. “dimora di Frea”).
Vi sono poi siti dedicati alla dea Mara come la ‘Mart-aal’ (i.e. “valle di Mara”) la valle che separa Rotzo da Roana e la sorgente ‘Mar-ghetele’ (i.e. “orticello di Mara”).
Altre località richiamano il dio Thor come il ‘Thor-helle’ (i.e. “monte di Thor”) sito nei pressi dell’Ortigara ed ora noto come cima della Caldiera.
La dea sassone Ostera è ricordata nello scoglio che sovrasta Pedescala, detto ‘Oster-steela’ (i.e. “rupe di Ostera”), ed in Foza nella contrada chiamata appunto Ostera.
Il ricordo di altre divinità menzionate nell'Edda islandese è rimasto in svariate forme; il nome di Baldr (i.e. il figlio di Odino che fu ucciso involontariamente da suo fratello Höðr con un ramoscello di vischio portatogli da Loki) è ricordato dal folletto od orco Baldrich del folklore locale. Lo stesso Höðr diede il nome alla collinetta ai cui piedi si trova l'ex stazione ferroviaria di Asiago e che una volta era detta ‘Hode-gart’ (i.e. “orto di Höðr”).
L'Edda, fra le altre divinità, nomina anche una certa Skada, figlia del gigante Thiasse: questa dea è ricordata dal nome del paese di Treschè Conca di Roana, che un tempo in cimbro era chiamato appunto Skada.

Fonti:
- Storia della Federazione dei Sette Comuni vicentini, Antonio Domenico Sartori.

Nessun commento:

Posta un commento