Dèa del viaggio, sia terreno che ultramondano, originariamente adorata da frisoni e franconi, il suo culto ebbe una grossa fioritura durante gli ultimi secoli dell’impero romano arrivando a scontrarsi, nelle ultime fasi di questo, con la novella religione del Cristo bianco ed i suoi adepti.
I frisoni difesero con grande coraggio la propria fede e per lunghi anni riuscirono ad opporsi alle orde dei franconi, la superiorità numerica del nemico, purtroppo, era spaventosamente alta, i frisoni, lasciati soli davanti ad un nemico tanto numeroso e organizzato, non avevano possibilità.
Anche fra le loro fila non mancarono traditori e convertiti, l’oro dei franchi fu per secoli in grado di comprare gli uomini da poco.
Finì così la resistenza in Frisia, dopo anni di guerre, intrighi diplomatici e campagne militari e l’antica
fede dovette rifugiarsi nella selva.
Rimane, tuttavia, il loro esempio di uomini liberi, fortemente radicati e legati ai valori della tribù, della comunità e della fede.
In una guerra fra schiavi ed uomini liberi possono essere anche i primi, che del resto sono molti di più, ad ottenere la vittoria.
Gli schiavi però rimangono schiavi, i liberi, nella vita come nella morte, liberi.
I danesi, secoli dopo, riportarono l’antica via alle genti frisone ma, anche tra loro, il veleno del monoteismo si era già infiltrato con astuzie e inganni.
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