Dell’epoca preistorica, conserviamo diversi miti che richiamano alla “potenza della testa” e all’uso delle ossa. Qualunque siano i miti, non vanno interpretati con valenza troppo intellettuale.
Dal divieto di spezzare le ossa o danneggiarle, alle teste degli animali, alle teste umane che venivano conservate, curate e trattate per entrare in contatto con il defunto o come offerta lasciata nelle grotte per propiziarsi gli dei (specialmente nell’epoca dei cacciatori e raccoglitori).
Lampante in questo caso è l’esempio di Odino che tratta la testa di mimir per conservarla ed accedere cosi alla conoscenza e praticare la divinazione. Questa pratica potrebbe essere una reminiscenza di antiche culture; in effetti l’uso delle ossa per la rianimazione è una pratica molto diffusa tra le popolazione dell’Eurasia settentrionale (Sami, Mansi, Khanty, buriati, giliaky ecc.) fra questi alcuni sono cacciatori, altri pastori nomadi ed altri ancora praticano contemporaneamente entrambi i sistemi di vita.
In molti miti degli antichi germani e del Caucaso affiora tutto ciò. Troviamo i miti sull’importanza delle ossa anche in africa, africa meridionali, Oceania e Australia, questo per comprendere quanto sia vasto l’argomento e non collocabile geograficamente in un luogo.
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