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sabato 4 agosto 2018

Mjolnir, parte I

Molti sono i miti nordici da cui prendere spunto, vere e proprie guide lungo il sentiero della vita che da sempre è stata lotta.
Uno in particolare fra la vastità di questi è degno di nota; riguarda il furto del martello di Thor, di quella magnifica arma simbolo di forza e fecondità della quale da sempre le forze distruttici bramano impossessarsi.

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Una notte, mentre dormiva, Thor fu derubato del prezioso martello. Il ladro era un gigante di nome Prymr. Al risveglio, nell’accorgersi del furto, il dio fu scosso dall’ira e tormentato dalla preoccupazione: si confidò allora con Loki il quale, per l’intelligenza e l’astuzia, era l’unico in grado di aiutarlo. Loki non perse tempo: con Thor si recò da Freyja per chiederle in prestito il suo travestimento da falco. La dea lo cedette volentieri: "Te lo darei", disse, "anche se fosse d’oro, te lo d’arei anche se fosse d’argento". Volò dunque Loki oltre il recinto degli Asi, volò finché raggiunse Jotunheimr. Prymr sedeva su una collinetta, pettinava la criniera dei suoi cavalli e serrava un collare d’oro ai cani. Egli domandò a Loki: "Che cosa accade mai fra gli Asi e fra gli elfi perché tu venga in Jotunheimr?" "Un guaio c’è fra gli Asi e fra gli elfi", rispose Loki. "Sei tu che hai nascosto il martello di Thor?" Prymr rispose che si, era stato proprio lui: aveva sottratto il prezioso martello. "Io l’ho celato", disse, "otto miglia sotto terra: nessuno potrà riaverlo se non mi portate Freyja in sposa."

Volò dunque Loki e tornò nel recinto degli Asi. Thor gli si fece incontro tutto ansioso e lo invitò, prima che a sedersi, a riferire il risultato della missione. Andarono dunque Thor e Loki dalla dea Freyja e le proposero d’essere sposa del gigante. Freyja montò su tutte le furie e si adirò terribilmente, tanto che tutte le dimore degli dèi ne furono scosse; persino il prezioso monile Brìsingamen le schizzò via dal petto. Ella disse: "Credi davvero che abbia una voglia così sfrenata di maschi da venire con te in Jotunheimr?"

Gli dèi si riunirono al consiglio: ora dovevano assolutamente trovare il modo di recuperare il prezioso martello di Thor. Il suggerimento migliore venne da Heimdallr, dio degli Asi assai luminoso, che tuttavia conosce il futuro come i Vani. Heimdallr dunque disse così: "Adorniamo invece Thor con la veste nuziale, mettiamogli al collo il monile Brisingamen! Appendiamo al suo fianco un mazzo di chiavi e facciamo che una veste da donna gli copra le ginocchia! Poi simuleremo il petto con grosse pietre e bene gli acconceremo la chioma". A Thor questo suggerimento piacque assai poco: "Gli dei mi daranno dell’invertito", disse, "se mi lascio vestire da sposa". Loki rispose: "Ben presto i giganti abiteranno in Asgaror se tu non recuperi il martello!" Questa osservazione eliminò qualsiasi esitazione.

Thor venne dunque adornato con vesti nuziali ed ebbe al collo il monile Brisingamen Di Freyja; un mazzo di chiavi gli fu appeso al fianco e una veste di donna gli coprì le ginocchia. Poi gli fu simulato il petto con grosse pietre e gli fu ben acconciata la chioma. Quando ciò fu fatto Loki disse: "Io sarò la tua ancella e ti accompagnerò in Jotunheimr".

Partirono dunque Loki e Thor sul carro del dio trainato dai capri. Essi correvano così velocemente che le montagne cadevano in pezzi e in fiamme bruciava la terra.
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Fonti:
- I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi, pag. 118-121.

Riccardo Ghergia in collaborazione con le vie di Wodanaz

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