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domenica 26 agosto 2018

Von Ungern e il sogno di un’Eurasia mistica Parte VI

Fu nella veste di signore di Urga che conobbe Ferdynand Ossendowski, l’uomo destinato a rendere la sua storia immortale non solo in Oriente ma anche in Occidente con il libro “Bestie, Uomini e Dèi”.


Circondato da forze ostili e senza appoggi armati diversi dalla propria divisone asiatica von Ungern lasciò Urga nel Maggio del 1921, con meno di seimila uomini marciò contro le forze sovietiche che contavano duecentocinquantamila uomini nella regione, ottenne alcuni successi e per alcuni mesi riuscì a tenere in scacco le armate bolsceviche fino a quando i pochi fedeli che gli restavano, poco più di un centinaio di uomini, non decisero di abbandonarlo per cercare rifugio in Manciuria (si dice anche che potrebbe essere stato lo stesso von Ungern a scioglierli dal giuramento di fedeltà). 

Rimasto solo, venne tradito e consegnato ai bolscevichi il 21 agosto 1921.


Processato come nemico della rivoluzione sostenne con orgoglio il proprio operato rifiutando l’offerta di entrare fra i ranghi e bolscevichi e la stessa possibilità di chiedere la grazia. 


Venne il 15 Settembre 1921 a Novosibirsk.


Concludo con una citazione di Mabire che nel suo “Il Dio della Guerra” ha reso omaggio alla figura di questo grande del secolo scorso: 


“Nelle yurte dell’Asia centrale, attorno ai fuochi attizzati dal vento della steppa, si racconterà a lungo la storia di un dio della guerra reincarnato. Per i Mongoli, per i Buriati, per i Khirghisi, per i Calmucchi, per i Tibetani, per tutti i figli dei guerrieri di Gengis Khan. Ungern non è morto.”

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