Cerca nel blog

giovedì 2 agosto 2018

Wōđanaz

"Wodan, id est furor"
- 'Gesta Hammaburgensis Ecclesiæ Pontificum' di Adam Bremensis

Teonimo derivante dalla radice protogermanica *wōđ- (i.e. gotico Wōds "posseduto", anglosassone wōð "canto", norreno óðr "ebbrezza poetica", tedesco Wut "furore") che identifica quella divinità del pantheon germanico descritta da Tacito nel 'De origine et situ Germanorum' con l'epiteto di regnator omnium deus (i.e. "dio, regnante del tutto"), Wōđanaz è attestato come Wōtan/Wōdan in antico alto tedesco, Wōdan in antico basso tedesco (i.e. sassone), Wōden in anglosassone, Óðinn in norreno ed infine come Godan in longobardo per via di una particolare forma ortografica della semiconsonante [w].

La radice *wōđ- è esemplificativa dei ruoli che questa divinità ricopre; omen nomen.
Wōđanaz è considerato dio dei poeti e dei veggenti; il suo teonimo è legato infatti al termine protogermanico *wōþuz (i.e. "furor poeticus") - nella mitologia germanico scandinava è il protagonista del recupero dell'idromele della poesia dal gigante Suttungr che ne era custode.
Wōđanaz è dio mutaforma - basti pensare all'abito d'aquila di cui egli si riveste per sfuggire al gigante Suttungr - è signore delle forche - ricordiamo che stando alla mitologia scandinava egli pendette per nove notti dalle fronde di un frassino, forse lo stesso Yggradsil, dopo essersi ferito con una lancia al fine di ottenere sconfinata sapienza.
Wōđanaz è personaggio di rilievo nella caccia selvaggia e per questa ragione viene associato alla guerra; è infine portatore di vittoria - basti ricordare il mito di fondazione longobardo narrato da Paul Warnefried nella 'Historia Langobardorum' da lui scritta; fu Godan, convinto da Frigg, a sancire la vittoria dei Winnili sui Vandali dopo avergli fatto dono del nome "Longobardi".

Nessun commento:

Posta un commento