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venerdì 25 maggio 2018

Crociate e Cristianità, parte II


Paradossalmente la prima crociata fu l’unica ad avere successo nonostante il fatto che alle successive parteciparono le più importanti corone europee con i loro eserciti. La causa del fallimento delle successive sette crociate furono gli stessi principi e re che le guidarono ché anteposero i loro interessi e le loro rivalità agli obbiettivi comuni ed alla fede nel cristo bianco di cui invece si erano fatti difensori.
Le rivalità interne furono la causa del crollo dell’Oltremare (i.e. domini crociati in Siria e Palesina fra la fine del XI secolo e gli inizi del XIV secolo) che resistette sino al 1303, anno della conquista da parte del sultano mamelucco Muhammad ibn Qalāwūn dell’isola fortificata di Arados (i.e. Arwād o Ruad), solo per il fatto che il nemico contro cui combattevano fu a lungo disorganizzato e privo di personalità carismatiche che potessero fare la differenza in battaglia e nell’ars diplomatica. Con l’avvento di personaggi del calibro di Nūr al-Dīn (i.e. Noradino) e alāḥ ad-Dīn (i.e. Saladino) la situazione cambiò drasticamente in quanto nelle file islamiche iniziò a nascere un senso d’appartenenza ad un unico corpo religioso e politico, senso d’appartenenza che fu foraggiato della presenza di un nemico comune: il regno d’Oltremare.
I cristiani finirono per giunta per volgere le spalle ai guerrieri che combatterono durante le crociate. Esemplare è la sorte dell’ordine dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (i.e. cavalieri templari) creato intorno al 1118-19 ed ufficializzato in regola monastica nel 1129 con l’appoggio di Bernardo di Chiaravalle. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezze, l’ordine si inimicò il re di Francia Filippo il Bello che spinse a favore di una sua dissoluzione per inglobarne in parte le ricchezze; dissoluzione che ebbe compimento con la bolla Vox in excelso del 1312 di papa Clemente V.
Il sangue di molti europei fu versato nel tentativo di svolgere pellegrinaggi armati in Terra Santa prima e di conquistare nuovamente quelle lande poi. Ciò non servì a fermare le invasioni e le razzie dei pirati saraceni sulle coste e nelle lande europee, anzi le rafforzò dando a quelle genti sino ad allora disorganizzate un motivo per unirsi sotto l’egida dell’Islam. L’unica vera opposizione allo strapotere dei Mori fu rappresentata dalla Reconquista portata avanti dalle corone spagnola e portoghese che durò per più di 750 anni e che culminò solamente il 2 Gennaio 1492 con la presa di Granada e l’espulsione del suo sultano Abu ‘Abd Allāh Muhammad (i.e. Boabdil) sotto il regno di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia, los Reyes Católicos.
La religione e la fede nel cristo bianco divennero solo veli atti a nascondere i veri interessi dietro le spedizioni armate nel Vicino Oriente, ossia l’acquisire territori chiave per i commerci, l’arricchirsi sulle spalle dei propri confratelli in barba al sentimento cristiano. Se mai le crociate dimostrarono qualcosa, dimostrarono quanto profonde fossero le divisioni fra i vari regni cristiani, mostrarono a noi contemporanei quanto le religioni monoteistiche fossero invischiate nelle cose terrene, dimostrarono ai vertici laici e non dell’epoca quanto le antiche rivalità e le sane conflittualità dell’età degli Dèi arcani fossero ancora vive nei cuori delle genti non ancora completamente corrosi dall’universalismo del cristo bianco. La pistis cristiana non aveva del tutto piegato la natura di ‘carne e spirito’ propria degli antichi culti.

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