Paradossalmente la prima crociata fu l’unica ad avere
successo nonostante il fatto che alle successive parteciparono le più
importanti corone europee con i loro eserciti. La causa del fallimento delle
successive sette crociate furono gli stessi principi e re che le guidarono ché
anteposero i loro interessi e le loro rivalità agli obbiettivi comuni ed alla
fede nel cristo bianco di cui invece si erano fatti difensori.
Le rivalità interne furono la causa del crollo
dell’Oltremare (i.e. domini crociati in Siria e Palesina fra la fine del XI
secolo e gli inizi del XIV secolo) che resistette sino al 1303, anno della
conquista da parte del sultano mamelucco Muhammad ibn Qalāwūn dell’isola
fortificata di Arados (i.e. Arwād o Ruad), solo per il fatto che il nemico
contro cui combattevano fu a lungo disorganizzato e privo di personalità
carismatiche che potessero fare la differenza in battaglia e nell’ars
diplomatica. Con l’avvento di personaggi del calibro di Nūr al-Dīn (i.e.
Noradino) e Ṣalāḥ ad-Dīn (i.e. Saladino) la situazione cambiò drasticamente
in quanto nelle file islamiche iniziò a nascere un senso d’appartenenza ad un
unico corpo religioso e politico, senso d’appartenenza che fu foraggiato della
presenza di un nemico comune: il regno d’Oltremare.
I cristiani finirono per giunta per volgere le spalle ai
guerrieri che combatterono durante le crociate. Esemplare è la sorte
dell’ordine dei Pauperes commilitones
Christi templique Salomonis (i.e. cavalieri templari) creato intorno al
1118-19 ed ufficializzato in regola monastica nel 1129 con l’appoggio di
Bernardo di Chiaravalle. Cresciuto nei secoli in potere e ricchezze, l’ordine
si inimicò il re di Francia Filippo il Bello che spinse a favore di una sua
dissoluzione per inglobarne in parte le ricchezze; dissoluzione che ebbe
compimento con la bolla Vox in excelso
del 1312 di papa Clemente V.
Il sangue di molti europei fu versato nel tentativo di
svolgere pellegrinaggi armati in Terra Santa prima e di conquistare nuovamente
quelle lande poi. Ciò non servì a fermare le invasioni e le razzie dei pirati
saraceni sulle coste e nelle lande europee, anzi le rafforzò dando a quelle
genti sino ad allora disorganizzate un motivo per unirsi sotto l’egida
dell’Islam. L’unica vera opposizione allo strapotere dei Mori fu rappresentata
dalla Reconquista portata avanti dalle corone spagnola e portoghese che durò
per più di 750 anni e che culminò solamente il 2 Gennaio 1492 con la presa di
Granada e l’espulsione del suo sultano Abu ‘Abd Allāh Muhammad (i.e. Boabdil)
sotto il regno di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia, los Reyes Católicos.
La religione e la fede nel cristo bianco divennero solo veli
atti a nascondere i veri interessi dietro le spedizioni armate nel Vicino
Oriente, ossia l’acquisire territori chiave per i commerci, l’arricchirsi sulle
spalle dei propri confratelli in barba al sentimento cristiano. Se mai le
crociate dimostrarono qualcosa, dimostrarono quanto profonde fossero le
divisioni fra i vari regni cristiani, mostrarono a noi contemporanei quanto le
religioni monoteistiche fossero invischiate nelle cose terrene, dimostrarono ai
vertici laici e non dell’epoca quanto le antiche rivalità e le sane
conflittualità dell’età degli Dèi arcani fossero ancora vive nei cuori delle
genti non ancora completamente corrosi dall’universalismo del cristo bianco. La
pistis cristiana non aveva del tutto
piegato la natura di ‘carne e spirito’ propria degli antichi culti.
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