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mercoledì 6 giugno 2018

Desideri

Che cosa vogliamo?
Una terra di fuochi e di spade, di guerrieri e di sacerdotesse, di foreste, rocce e fiumi e degli spiriti ad ogni cosa legati.

Principio cardine della nostra essenza è il rinnegare senza forma alcuna di ripensamento tutto ciò che va sotto il nome di ‘civiltà’ come pure tutto ciò che da essa è stato prodotto negli ultimi mille e più anni e tutto ciò che ne conseguirà prima dell’inevitabile sua caduta.
Questo monstrum, i cui germi vennero sparsi da figuri illustri fra cui risaltano Costantino I e lo stesso Carlomagno, ha contribuito assieme con sovrastrutture monoteistiche a sradicare quell’ordine naturale che prima regnava su tutto il Miðgarðr.
La civiltà ha strappato l’uomo alle foreste per poi gettarlo in labirinti squadrati di sassi e pietre senza curarsi di quale fosse stato il luogo del suo sviluppo, della sua prima venuta.
Nelle città dalle alte mura lo ha irretito creando per lui effimeri balocchi da rincorrere acriticamente avvolgendo il tutto nelle nebbie del progresso.
L’ha poi reso fragile negandogli l’uso della fortitudine e della violenza; l’ha infine reso molle costringendolo ad una permanenza coatta con l’Altro.
Ha creato per lui la politica, l’emblema di tutta quella pletora di inutili bisogni e di vacui sogni di supremazia che ora occupano la sua mente.
Gli Dèi nei quali sino ad allora gli individui tutti avevano riposto il loro essere cosa viva furono così rimpiazzati; fu quel dio che è marito di Astarte a farne le veci.
Il Cristianesimo giunto dal Deserto con le sue schiere di martiri piangenti accettò di buon grado di divenire per la civiltà instrumentum regni; con cipiglio inflessibile avrebbe infatti dettato le norme del vivere civile santificando l’omologazione ed introducendo il culto della cedevolezza. Il suo universalismo spinse e tuttora spinge gli uomini a disconoscere i legami di sangue in favore di una fratellanza universale; la pietà cristiana troppo spesso elargita a soggetti indegni venne e tuttora viene troppo spesso usata da questi come mezzo per scongiurare la vendetta dei nemici.
Inutile dire che nei cuori degli uomini tutti rimasero solamente vaste desolazioni e sabbia.
Se il Cristianesimo fece del sentimentalismo il suo strumento, il nostro stendardo sarà intessuto d’ardimento e di dura giustizia.
Se il Cristianesimo fece della pietà il suo stendardo, noi faremo della ferma durezza il nostro strumento.
L’operosità e la semplicità saranno gli elementi imprescindibili per la salvaguardia di questa terra di mezzo.

Con la fede negli Dèi e la loro guida la via è tracciata, basta avere sufficiente forza e saldezza da saperla percorrere.

Avanti, figli di Wōđanaz!

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