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domenica 10 giugno 2018

níðstöng o tréníð / vindgapi

La Saga di Gísli (Gísla saga) riporta la descrizione di un palo d’infamia (níðstöng o tréníð), eretto per fini denigratori. Tale azione era punibile con l’esilio, poiché insieme al testo infamante (níð) il palo veniva allestito con oscenità, come si legge nella Saga della gente di Vatnsdal:

“I fratelli aspettarono fino alle tre del pomeriggio e allora Jökull e Faxi-Brandr andarono fino all’ovile di Finnbogi che era vicino alla fattoria; presero un palo e lo portarono alla fattoria. C’erano là anche dei cavalli che avevano cercato riparo durante la tempesta. Jökull intagliò la testa di un uomo a un’estremità del palo e scrisse in rune tutto il preambolo di cui si è detto prima. Poi Jökull uccise una giumenta, la squartarono e l’infilarono sul palo, rivolta verso la casa a Borg. Poi tornarono a casa, passarono la notte da Faxi-Brandr ed erano di ottimo umore”.

Il palo d’infamia non riportava dunque solo maledizioni in caratteri runici ma esprimeva anche un’evidente accusa di ergi, vale a dire di omosessualità passiva, poiché la persona per la quale era stato innalzato veniva paragonata a una giumenta, ovvero a un essere femminile (Sull’accusa di essere simile a una donna, o a un essere di genere femminile, quale massima offesa secondo il codice etico di epoca vichinga, cfr. supra, n. 29); la testa equina infilzata su un’estremità del palo, quasi a guardare l’altra estremità con sopra raffigurata una testa d’uomo, sembrava così evocare il coinvolgimento in un atto osceno della giumenta e dell’uomo, per il quale era stato eretto il palo.

(Seidr e seidkonur nelle saghe islandesi – Carla Del Zotto)

NB: Erigere il palo d’infamia non rientra nella tipologia di incantesimi in cui si ricorre al seiðr. I testi islandesi menzionano una pluralità di incantesimi, realizzati anche senza ricorrere al seiðr. Nella Saga di Grettir (Grettis saga) la nutrice di Þorbjörn compie un sortilegio incidendo rune malefiche su un tronco d’albero; il ceppo stregato e poi gettato in mare sarà raccolto da Grettir che tagliandolo si procurerà la ferita mortale. La Saga di Gísli (Gísla saga) riporta la descrizione di un palo D’infamia (níðstöng o tréníð).

(Seidr e seidkonur nelle saghe islandesi – Carla Del Zotto)

Altri riferimenti:

Nella Saga di Egil, ambientata tra Scandinavia, Islanda e Isole britanniche nel X secolo ma composta intorno al 1230 - forse da Snorri Sturluson (1179-1241), eminente uomo politico e letterato dell’Islanda medievale - il protagonista rivela moltitratti odinici; Egil è scaldo, vichingo, mago, maestro di rune e discendente di berserkir. Il contrasto per l’eredità della moglie lo vede in conflitto con la casa regnante di Norvegia, e per vendicarsi dei torti ricevuti Egil innalza contro Eirik Ascia-insanguinata e sua moglie Gunnhild un palo d’infamia ( níðstöng); vale a dire, un bastone con sopra incisa una potente maledizione, sormontato inoltre da una testa di cavalloquale grave marchio d’insulto, in quanto simbolo di codardia e omosessualità.

Nel cap. 57 della saga si legge che Egil, dopo aver ucciso Berg Onundr e il figlio di re Eirik, tornò di nuovo sull’isola e «preso un ramo di nocciolo salì su un promontorio roccioso rivolto verso la terraferma. Poi infilò una testa di cavallo sul bastone e pronunciò queste parole rituali: “io innalzo qui un palo d’infamia verso re Eirik e la regina Gunnhild”; e, girando la testa del cavallo verso il continente, disse:

“e io rivolgo questo insulto verso i numi tutelari che abitano questa terra affinché errino dappertutto per strade sbagliate, e non prendano né trovino il loro posto prima che re Eirik e Gunnhild siano cacciati dal paese”. Piantò quindi il bastone in una fenditura della roccia e lo lasciò lì. Girò anche la testa del cavallo verso la terraferma e incise rune sul bastone e queste (rune) dicono l’intero incantesimo.

Poi Egil tornò alla nave. Issarono le vele e navigarono in mare aperto»

In Saxo l’episodio è presentato secondo la prospettiva cristiana come una vana pratica di superstizione. Nei Gesta Danorum si legge che Grep, non avendo ottenuto dal re il permesso di vendicarsi con le armi, cercò di prevalere su Eric facendo ricorso alla magia nera. Raggiunta la costa con un drappello di maghi, essi dapprima infilzarono su una lancia la testa di un cavallo sacrificato agli dèi; poi gli tennero aperta la bocca infilandovi pezzi di legno, credendo così di riuscire a dissuadere Eric dall’attraversare il fiume. Questi, compreso il significato nefasto dell’osceno apparato agitato dai maghi, intimò ai suoi uomini di non parlare per non attirare malefici, ma continuò ad avanzare e disse:

«questo carico di cattiva sorte ricada su coloro che lo innalzano e tocchi a noi un destino migliore».

Poco dopo coloro che continuavano a muovere la lancia sormontata dalla testa di cavallo furono travolti dalla stessa che cadde su di loro.

(Maleficia vel litterae solutoriae - Il valore magico delle rune. Carla del zotto)

Un secondo palo simile al primo è il vindgapi. Su questo non ci sono molte informazioni. Secondo il museo islandese di stregoneria e stregoneria a Strandir Islanda:

Lo scopo di un vindgapi era creare tempeste e attaccare case e villaggi costieri e uomini in mare aperto. E stato preso abbastanza sul serio che diversi uomini nel XVIII secolo sono stati perseguiti per omicidio dopo essere stati accusati di aver causato una tempesta che ha causato diverse morti.

La testa di pesce veniva posta sopra un palo scolpito con rune di imprecazioni. Quindi un sigillo runico doveva essere scritto usando una piuma di corvo sulla testa del pesce con sangue prelevato dal piede destro. Il vindgapi doveva essere posto dove la terra incontrava il mare con la bocca aperta rivolta verso la direzione in cui i venti dovevano. Secondo la tradizione, più alto era il vindgapi, più forte era la tempesta.


CONCLUSIONI PERSONALI

Potremmo azzardare Che la differenza dei due tipi di pali, sia di natura “territoriale”, nonché legata a diversa “funzione”. Mentre nel primo (níðstöng) veniva chiamati spiriti legati alla terra, nel secondo (Vindgapi) vengono chiamati “spiriti o mostri” marini. L’ipotesi scaturisce dal fatto che trattandosi di villaggi costieri, dove la maggior parte delle morti potevano essere causate da tempeste e “mostri marini”, la testa di giumenta sia stata sostituita da una testa di pesce molto “brutto” quasi a simulare un “mostro marino”. In fin dei conti se il níðstöng ha implicazioni con spiriti terreni, potrebbe essere del tutto plausibile che il vindgapi è in relazione con spiriti del mare e la testa di giumenta sia stata sostituita con la testa di un “pesce”.

Esempi moderni:

Durante la dimostrazione del 4 aprile 2016 contro il primo ministro islandese Sigmundur Davið Gunnlaugsson, sono stati utilizzati pali di infamia improvvisati con teste di merluzzo essiccate.


Orlando, in collaborazione con le vie di Wodanaz

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