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giovedì 7 giugno 2018

Völva, sacerdotessa del mondo antico

Sola sedeva di fuori

quando il vecchio giunse

Yggjungr degli Æsir

e la fissò negli occhi.

“Che cosa mi chiedete?

Perché mi mettete alla prova?

Tutto io so, Óðinn,

dove tu nascondesti l'occhio

nella famosa

Mímisbrunnr!

Mímir beve idromele

ogni mattino

dal pegno pagato da Valfǫðr.

Che altro tu sai?”



Vǫluspá, la profezia della veggente - verso 28



Poche figure del mondo antico hanno subito tante mistificazioni quanto la völva, bistrattate e perseguitate prima e dimenticate poi le völur sono sopravvissute nell’immaginario popolare sotto forma di streghe e veggenti.




Ma cosa erano, e soprattutto cosa rappresentavano, queste donne nella società germanica antica?

Partiamo dal significato etimologico, völva ha le sue radici nella parola vǫlr, ovvero verga, bastone con poteri divinatori, la völra è “colei che porta il bastone” o “portatrice di bastone”, è quindi una sibilla, una sacerdotessa incaricata dell’interpretazione del futuro al quale gli uomini si rivolgevano per chiedere consiglio e, spesso, andarsene ancor più pieni di domande.

La loro autorità era indiscussa, libera dai legami tipici della loro società, viaggiavano, spesso accompagnate da un seguito variabile di giovani servitori di ambo i sessi, tra svariati insediamenti mettendosi spesso al servizio dei vari signori della guerra dai quali ottenevano protezione e doni in cambio dei propri servigi.

Peculiare è anche la visione delle pratiche magiche presso questi popoli, viste talvolta come inadatte ad un uomo e riservando quindi il ruolo sacerdotale al sesso femminile e, in alcuni rari casi, a uomini considerati “ergi”, effemminati o omosessuali.

Una leggenda legata alla figura di queste sacerdotesse sono i riti erotici che la vox populi attribuisce loro, oltre ovviamente agli immancabili filtri amorosi con i quali le suddette avrebbero portato via i mariti a povere ed ingenue popolane; come sempre in questi casi la verità assoluta non esiste, vi sono però diverse teorie più o meno razionali.




In tutta probabilità queste donne “libere” avevano un certo fascino sugli uomini ed il loro status permetteva una certa “varietà” a livello sessuale impensabile per le loro coeve, inoltre durante i loro viaggi le völur erano vulnerabili e necessitavano di una compagine di guerrieri come scorta, l’approccio sessuale poteva rappresentare un mezzo di reclutamento per questa schiera.

Questa figura, come è ovvio, divenne più rara con l’avvento della religione del Cristo Bianco e dei suoi adepti, questi infatti mal tolleravano la libertà perfino negli uomini, non potevano certo accettare quella di una donna.
Vennero quindi gli anni della persecuzione e delle calunnie, l’età del lupo era infine giunta.

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