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sabato 9 giugno 2018

Vikings o Dell'arte della guerra, III

Scontri campali, parte II

Spesso in film o serie televisive a tema alto medievale si è soliti poter osservare folti gruppi di arcieri lanciare nuvole di strali contro le truppe appiedate del nemico.

Vikings non è di certo esente da tutto ciò pur se ai tempi dei germani settentrionali archi e frecce avevano un ruolo più che marginale nello svolgersi degli scontri campali. Queste erano infatti pensate come armi atte alla caccia e raramente venivano impiegate in ampi numeri sui campi di battaglia. In questi casi un gruppo di pochi individui soleva lanciare sullo schieramento nemico in avvicinamento nugoli di frecce che cessavano di esser scoccate non appena i due schieramenti si fossero fra loro scontrati. Se una battaglia aveva luogo su terreni accidentati con alture e rocce scoscese, il gruppo armato di archi era solito poi attaccare piccoli gruppi asserragliati su posizioni di difesa compiendo così azioni di disturbo ai danni del nemico.
Esempli gratia di ciò sinora detto è la battaglia di Vigrafjörður narrata nella Eyrbyggja saga, durante la quale i figli di Þorbrandr - asserragliati su una roccia dalla quale potevano osservare l’intero svolgersi dello scontro sul sottostante fiordo ghiacciato - vennero investiti dagli strali scoccati da Steinþór e dai suoi uomini.

Il fatto che molti credano in un vasto uso in battaglia di archi da parte dei germani settentrionali è da ascriversi al resoconto che Snorri Sturluson fece dello scontro fra Haraldr Hárfagri ed i Geti nella sua Heimskringla:

Ríks þreifsk reiddra øxa
rymr - knôttu spjǫr glymja -
- svartskyggð bitu seggi
sverð - þjóðkonungs ferðar,
þás hugfyldra hǫlða
(hlaut andskoti Gauta)
hôr vas sǫngr of svírum
(sigr) flugbeiddra vigra.


Crebbe il fischio delle brandite asce
Della grande armata del re;
Spade brunite morsero uomini;
Lance risuonarono quando il canto di
Giavellotti rimbombava sulle teste di
Arditi uomini. 
Allora l’avversario dei Geti
[i.e. Harald Hárfagri]
ebbe la vittoria.

Il termine usato per indicare i giavellotti (i.e. “flugbeiddra vigra” ossia “lance [vigra] mosse [beiddra] dal volo [flug]”) venne in passato erroneamente tradotto come “frecce” dando così origine al mito degli infiniti nugoli scoccati in battaglia da parte di fantomatici arcieri fra i germani settentrionali.
Solamente durante uno scontro navale i suddetti erano soliti impiegare gli archi in numeri elevati al fine di poter spazzare il ponte di un’imbarcazione avversaria dai nemici ivi presenti. Testimonianza di ciò è il passo della Ólafs saga Tryggvasonar nel quale viene narrato lo scontro navale in cui perì re Ólaf; scontro che ebbe luogo a Svölðr nell’anno mille. Ivi si narra che re Ólaf scagliò molte frecce ed alcuni giavellotti assieme ad i suoi; fra questi spiccava Einar per destrezza con l’arco.

Per quanto concerne la cavalleria, i germani settentrionali ed i sassoni ne erano privi in quanto non possedevano cavalcature atte a svolgere questo ruolo. I cavalli di cui disponevano erano di stazza medio bassa ed essendo poi questi onerosi da acquistare e da mantenere non venivano mai cavalcati in battaglia.

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