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sabato 2 giugno 2018

Vikings o Dell'arte della guerra, II

Scontri campali, parte I

Ai tempi dei germani settentrionali le battaglie campali avvenivano in formazioni serrate dette Skjaldborg (i.e. "muro di scudi"). Le prime tre fila di uno Skjaldborg erano composte dagli individui meglio armati e quindi di rango medio-alto; questi costituivano il fronte della formazione mentre nelle restanti file vi erano individui di basso rango il cui ruolo primario era quello di lanciare giavellotti dalle "retrovie" e compiere così azioni di disturbo ai danni dello Skjaldborg nemico.

L'arma prediletta dagli scandinavi per la difesa e l'attacco di un muro di scudi era la lancia in quanto permetteva agli schieramenti di mantenere una relativa distanza essendo questa di norma lunga dai due ai tre metri. Dalla lunghezza delle punte delle loro lance è poi possibile dedurne il periodo di fabbricazione.
Sul finire del periodo vendeliano le punte avevano una lunghezza media di circa 20 cm; soltanto in seguito le punte di lancia raggiunsero i 60 cm di lunghezza. Fra quest'ultime risaltava una varietà denominata krókspjót (i.e. "lancia uncinata") in quanto presentava ai lati della base delle ali che la rendevano atta ad essere estratta con estrema facilità dal bersaglio colpito in seguito al lancio.

Solitamente, come attestato dal racconto della battaglia di Geirvör contenuto nella ‘Eyrbyggja saga', prima di uno scontro avveniva il ritualistico lancio di una lancia al di sopra delle linee nemiche calcando così le orme dello stesso Odino. Questi infatti compì lo stesso gesto con la sua Gungnir (i.e. "implacabile") sul cominciare dello scontro che coinvolse gli Æsir ed i Vanir in Ásgarðr, il primo di una lunga serie.
Il più delle volte si proseguiva con uno scambio di insulti ed improperi poi seguito dal proferire d'entrambe le parti di gridi di battaglia.

Al crollo delle prime tre fila di uno Skjalborg lo scontro era solito volgersi in una rotta disordinata. Se invece fosse crollata una sola delle tre fila di cui sopra - stando a quanto riportato in una sezione della ‘Egils saga Skallagrímssonar' - dopo aver riposto sulle spalle i loro scudi, i componenti della stessa erano soliti impegnare il nemico in scontri in cui la lancia veniva usata non più come arma da stocco bensì come höggspjót (i.e. "lancia da taglio") impugnandola con ambedue le mani.
Solo in casi di comprovata necessità i germani settentrionali ingaggiavano la lotta armati di asce e scramasax.

Ora ditemi voi, o gentile lettore, quanto di ciò ivi descritto sia stato sinora rappresentato nella serie televisiva Vikings. La risposta è sempre la stessa, quasi nulla.
Il ruolo in scontri campali della cavalleria - quasi, se non del tutto, inesistente fra i sassoni ed i germani settentrionali - così come quello degli arcieri negli stessi verrà delineato nell'articolo che verrà pubblicato Sabato prossimo.

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